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Care amiche e cari amici del chiccodisenape,
la nostra riflessione di quest’anno si e’ concentrata sul tema dell’eucarestia, cruciale nodo della nostra vita cristiana. Qualcuno di voi ha anche partecipato alle discussioni nei nostri gruppi e avra’ contribuito alla stesura delle relazioni che ci sono arrivate. Altri sono in attesa dell’incontro finale, nel quale confrontarsi insieme.
Ecco allora l’invito a partecipare numerosi al convegno “Eucarestia e Chiesa di comunione” che si terra’ il 9 giugno 2012 dalle 15 presso l’area Jerry della parrocchia Patrocinio di San Giuseppe a Torino.
L’incontro vedra’ la partecipazione di don Roberto Repole, docente di ecclesiologia presso la Facolta’ Teologica e presidente dell’Associazione Teologica Italiana, e permettera’ lo scambio in piccoli gruppi, per poi culminare nella celebrazione eucaristica festiva (per questioni logistiche, invitiamo i preti che potranno concelebrare a portare con se’ camice e stola).
Vi alleghiamo il volantino e la locandina, in modo che possiate distribuirli tra i vostri contatti e, perche’ no, stamparli e affiggerli nelle vostre parrocchie e associazioni.
Confidando nella vostra partecipazione, vi salutiamo caramente

Gli amici e le amiche del coordinamento di chiccodisenape

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Care amiche e cari amici,
il “chiccodisenape” torna nelle vostre caselline di posta elettronica con due nuove importanti iniziative:
1) l’organizzazione di un convegno sulla “Camminare insieme“, la lettera pastorale del cardinale Pellegrino, che quest’anno compie quaranta anni anche se continua a essere profetica e attuale. Ne parleremo insieme a Giovanni Ferretti, Marta Margotti e Ugo Perone il 26 novembre nella sala conferenze di Santa Rita (Torino) dalle 15 alle 18.
La nostra idea e’ di comprendere quanto essa possa ancora ispirarci per la nostra missione e il nostro impegno per il Regno, nei giorni di oggi, con le nuove sfide e difficolta’ che portano con se’.
Trovate in allegato il volantino che vi chiediamo di stampare e diffondere tra le vostre conoscenze facendovi promotori di un volantinaggio cartaceo tra amici e parenti.
Sul sito si trova anche una copia della “Camminare insieme“, per rinfrescarla nella mente o per leggerla per la prima volta.
2) la ripresa del percorso di riflessione sull’eucarestia: abbiamo pensato di darci ancora qualche mese di tempo per riflettere insieme, visto che molti di noi erano gia’ impegnati in altri percorsi di confronto negli scorsi mesi.
Alla scheda lunga che abbiamo mandato nei mesi scorsi (e che trovate sul sito) aggiungiamo ora la scheda in allegato, strutturata in alcuni punti cruciali e intorno ad alcune domande. Magari questo strumento puo’ essere utile alla riflessione di qualche gruppo.
Vi chiediamo di segnalare il vostro interesse a partecipare scrivendoci a chiccodisenape@gmail.com e di inviarci il materiale entro la meta’ di marzo.
Vi aspettiamo numerosi il 26!
Un carissimo saluto,
gli amici e le amiche di “chiccodisenape”

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Di seguito riportiamo l’intervento di chiccodisenape durante l’incontro “Pregare e fare ciò che è giusto fra gli uomini” che si è svolto a Napoli il 17-19 settembre 2010.

Premessa

Questa relazione non ha la pretesa di tracciare un quadro esauriente dell’atteggiamento della Chiesa nei confronti del processo in corso – che secondo noi sta modificando le regole della nostra democrazia e mira a cambiare i principi della stessa costituzione su cui tale democrazia è fondata – ma intende fornire una serie di spunti per la discussione all’interno del nostro convegno.
Sappiamo che su questa materia convivono anche all’interno di una realtà come la nostra, relativamente omogenea – almeno dal punto di vista della sensibilità intorno ad alcune questioni civili ed ecclesiali – punti di vista molto differenziati: certamente si impone un confronto, per provare ad essere una voce che nel torpore ecclesiale si fa sentire.

Scarica il testo completo

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Chicco di senape (www.chiccodisenape.wordpress.com) è un gruppo di gruppi ecclesiali torinesi. Da una donna che ne fa parte viene questa meditazione, condivisa e fatta propria dal coordinamento, sul vangelo che giudica l´affanno pagano della nostra società. È questa paura che porta a leggi contro la giustizia, come quella del 2 luglio, cosiddetta sulla sicurezza, discriminante a danno degli immigrati. Il testo ci richiama all´impegno di solidarietà, si oppone alla politica dell´esclusione, chiede ai pastori della chiesa che parlino con forza evangelica per incoraggiarci tutti nella giustizia.

Nel sesto capitolo del Vangelo di Matteo meditiamo queste parole: 

[25]Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? [26]Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? [27]E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? [28]E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. [29]Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. [30]Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? [31]Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? [32]Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. [33]Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. [34]Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà gia le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

È un orizzonte di tranquilla fiducia nel Padre lo stile di vita a cui siamo chiamati come discepoli. Il mondo in cui siamo immersi, al contrario, ci vede continuamente correre ed affannarci per ciò che mangiamo, indossiamo, beviamo.

“Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia”.

Siamo in un mondo in cui ogni giorno tutto pressa per farci preoccupare, per farci reagire in termini di chiusura e di paura ai cambiamenti sociali e culturali che la storia ci invita a vivere.

“Ad ogni giorno basta la sua pena”.

E invece tutto ci sospinge verso atteggiamenti ansiosi e comportamenti diffidenti. Davanti alla reazione cosi pagana che il nostro Paese evidenzia nel momento in cui declina il sacrosanto diritto a vivere nella sicurezza solo per chi sicuro lo è già, noi vogliamo ricordare, con il nostro impegno di accoglienza, solidarietà, giustizia, che i credenti camminano come il cieco Bartimeo sulla strada dietro a Gesù, sapendo che l´unico peccato che non sarà mai perdonato è quello di non aver riconosciuto il Signore laddove si nascondeva: “ero povero e non mi avete accolto.”

Diciamo pertanto in nome del Signore Gesù che ci opponiamo a una modalità esclusivista che rifiuta la coesione sociale.

Chiediamo che i Pastori si pronuncino con forza e coerenza evangelica dando voce alla coraggiosa e continua opera dei credenti che anche nelle parrocchie e nelle associazioni ecclesiali di questo Paese si adoperano per ogni donna e ogni uomo che tendono la mano e chiedono misericordia e giustizia.

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(intervento di Chiccodisenape in occasione dell’incontro “Il Vangelo che abbiamo Ricevuto” Firenze, 16 maggio 2009)

Vorrei che guardaste intorno a voi.
Noi, noi non esistiamo.
Questo ci dicono i nostri amici non credenti: i cattolici critici non esistono perché è una contraddizione in termini. Questo forse spera qualche altro amico, episcopo: i cattolici critici si portano fuori dalla comunione diocesana.
Eppure siamo qui… e quindi forse dovremmo cercare di far vedere che esistiamo.

Il Vangelo che abbiamo ricevuto, noi che abitiamo a Torino, ci ha portati a riunirci sotto il nome di “chiccodisenape”. Il terreno che nutre il nostro chicco è il Concilio Vaticano II, ma non è un ricordo nostalgico di un passato glorioso – seppure molti dei nostri gruppi provano smarrimento ripensando a quello che sperimentarono quarant’anni fa e quanto, invece, vivono oggi – è piuttosto uno stile, uno stimolo, un cibo per il nostro camminare.
Non vi raccontiamo cosa abbiamo proposto come “chiccodisenape”, come rete di 15 gruppi di diversa provenienza ecclesiale, potete scoprirlo visitando il nostro blog all’indirizzo presente nei volantini che sono in distribuzione. Preferiamo piuttosto destinare questo tempo a condividere alcune nostre considerazioni e a lanciare alcune domande.

È tempo di uscire dalle cittadelle!
Poco importa che siano quelle costruite dalla gerarchia, rievocando gli antichi fasti di quando vigeva una sorta di regime di cristianità, o quelle generate dal nostro élitarismo – di noi che sappiamo davvero che cosa è stato il Concilio – incapace di coinvolgere i semplici, i distratti, gli affaticati nella ricerca del Regno.
Uscire dalle cittadelle ma decisi fermamente a rimanere nella chiesa per «starci e realizzarla, come uomini – e donne – liberi e innamorati, con gioia e passione, fedeli e pazienti. Dobbiamo stare attaccati alla chiesa come Dio l’ha sognata e l’ha data, esservi annodati come un nodo alla fune», per usare le parole di Michele Do.
È necessario ripensare profondamente i nostri linguaggi e i nostri strumenti: i convegni e i libri sono strumenti indispensabili e imprescindibili ma non sono sufficienti. Dobbiamo essere capaci di parlare alle e con le persone del nostro tempo, di diffondere materiali divulgativi, di adoperare mezzi di comunicazione gratuiti e facilmente reperibili, di incontrare veramente le vite e i problemi delle persone “distanti” spesso così differenti dalle nostre….

È tempo di superare gli steccati!
Siamo qui laici, preti, consacrati. Ciascuno ha risposto in modo specifico e personale alla comune vocazione a essere cristiani, ma siamo qui perché siamo consapevoli della responsabilità di dover essere testimoni credibili affinché rifioriscano altre vocazioni… laicali (non si parli solamente di “matrimoniali”, per favore, come se fosse possibile ridurre solo a questo la vocazione dei cristiani), presbiterali, religiose.
Possiamo attendere semplicemente che le questioni demografiche a cui stiamo assistendo facciano collassare il sistema e provochino un ritorno alle dinamiche tipiche della chiesa primitiva. Oppure possiamo iniziare ad agire affinché il cambiamento prenda forma.
Abbiamo il dovere – e non solo il diritto – di avere parola nelle chiese, di essere responsabili delle comunità, di studiare teologia, di interpretare il Vangelo, di riflettere sulla morale, di sostenere i presbiteri inascoltati dai loro pastori e oberati di incarichi, di curare le vocazioni verso ciascun ministero. Abbiamo il dovere di essere lievito positivo e propositivo.
Guardiamo la soglia: quanti amici hanno deciso di vivere la loro fede al di là? Quanti, poi, l’hanno abbandonata perché si sono trovati soli e non hanno più trovato una comunità accogliente?
Non ci può bastare ripetere l’espressione “scisma sommerso”: siamo noi a essere scissi, separati, mancanti di qualcosa. E l’irritazione verso coloro che lo scisma forse lo hanno provocato non può essere più forte del nostro desiderio di essere una chiesa fraterna, comunitaria, sinodale, ricca di carismi diversi, libera nel nome di Gesù.

È tempo di uscire dalle strade conosciute!
I tempi che viviamo sono nuovi e più ancora lo saranno i giorni che sono ancora da arrivare: non ci possono bastare le soluzioni e i pensieri finora adoperati. Non saremmo diversi da quello che diciamo di non condividere.
Siamo chiamati a vivere il nostro ministero profetico: capaci di essere strumenti per l’annuncio nel presente e allo stesso tempo aperti al futuro.
Abbiamo molte cose da vigilare e da interpretare: il mondo che viviamo ci disorienta non meno della chiesa. Ma noi le nostre roccaforti abbiamo deciso di lasciarle e siamo dunque pronti a imparare a condividerne “le gioie e le speranze” del mondo contemporaneo, permettendo ai nostri occhi di scovarle nascoste nelle pieghe delle bruttezze con cui coesistono.
Siamo determinati a esplorare i linguaggi e i pensieri per far superare l’estraneità del cristianesimo con il nostro tempo, incarnando in questi giorni e in questa storia l’annuncio del regno.
Siamo speranzosi di poter continuare a essere annunciatori del Vangelo, anche se non sappiamo dire oggi quali saranno i luoghi – se davvero le strutture cambieranno – e quali saranno le persone – se le nostre comunità saranno diventate più accoglienti.
Soprattutto siamo desiderosi di dare risposte alle grandi questioni dei nostri giorni – la bioetica, l’ecologia, l’accoglienza, la pace – a partire da Gesù, dal nostro Signore. Da Lui che ci ha mostrato passioni forti e altrettanto forti tenerezze, che ci ha parlato di misericordia, della libertà dei figli di Dio, della supremazia dell’amore. Da Lui che tanto spesso dimentichiamo di citare nei nostri discorsi, così pieni di disquisizioni sulle istituzioni e sugli atteggiamenti da cambiare.

È tempo, infine, di continuare a ricercare!
Lo stile che ci piacerebbe portare avanti è più avvezzo a continuare a interrogarci – come ama dire qualcuno “ad avere i dubbi che vibrano più forte delle preghiere” – senza accontentarci delle soluzioni più comode.
Lo stile che dobbiamo portare avanti non deve dimenticare la preghiera e la contemplazione, come fonte vitale del nostro impegno, per non far svuotare di senso e di coerenza quanto diciamo.
Continuiamo a farci le domande: sappiamo sperare e costruire una chiesa dialogica e sinodale? siamo pronti ad annunciare il Vangelo ai poveri… alle donne, ai giovani, agli omosessuali, alle coppie di fatto, ai divorziati, a chi non ci crede più, a chi mai ci ha creduto, a chi non ci crederà mai? siamo in grado di preparare le strade al Signore Gesù?
Questo è una parte di quello che crediamo che ci serva, ricordando quanto ebbe a scrivere Dietrich Bonhoeffer dal carcere di Tegel: «La Chiesa è Chiesa soltanto se esiste per gli altri. […] Deve partecipare agli impegni mondani della vita della comunità umana, non dominando, ma aiutando e servendo. […] Essa dovrà parlare di misura, autenticità, fiducia, fedeltà, costanza, pazienza, disciplina, umiltà, sobrietà, modestia. […] La sua parola riceve rilievo e forza non dai concetti, ma dall’“esempio” [la cui origine è nell’umanità di Gesù]» (Resistenza e Resa, San Paolo 1988, 463-464).

(altri interventi: http://137.204.8.65/statusecclesiae/status/common.php?pagina=vangelo_16_maggio.htm)

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