Sperare in una Chiesa di comunione e di profezia
La domanda di fondo è: come realizzare una Chiesa conforme al Vaticano II, una Chiesa che sappia coniugare fedeltà al Vangelo e ascolto dei segni dei tempi, che sappia far crescere la fede e la comunione dei credenti e sappia essere nel mondo una testimonianza di amore e di speranza?
In che forma si deve realizzare la fraternità ecclesiale, una fraternità nella libertà e nella diversità, che sappia valorizzare le diverse competenze e i diversi carismi, che pratichi il riconoscimento e il perdono reciproco, che sia luogo di ascolto in cui le diverse sensibilità ed esperienze si riconoscono nella loro capacità di concorrere a un’unità più ricca, in cui ciascun credente e ciascun gruppo si trova sostenuto nella sua particolare esperienza di fede e di testimonianza? Come superare allora il muro di indifferenza e persino di inimicizia che separa a volte gruppi con diverse impostazioni teologiche e pastorali?
In che modo esercitare l’autorità, posto che la Chiesa è al di là di qualsiasi modello politico e proprio per questo esercita un ruolo profetico? E come assegnare ai laici un ruolo attivo e responsabile, e non di semplice supporto, non solo per quanto riguarda l’azione nel mondo ma nella vita stessa della Chiesa? E in vista di ciò quali cambiamenti introdurre nella vita delle parrocchie e nei rapporti fra i laici e il Vescovo? Quali occasioni creare per favorire in tutte le articolazioni ecclesiali diocesane una forma di Chiesa comunionale che esalti allo stesso tempo e inseparabilmente da una parte il confronto e la ricerca di unità e dall’altro la libera assunzione di responsabilità dei singoli credenti e dei gruppi?
Il compito della trasmissione della fede deve probabilmente diventare più centrale nella vita della Chiesa, ma richiede un profondo ripensamento della formazione cristiana, che, senza tradirlo, deve saper presentare il messaggio alle nuove generazioni in modo adeguato al nuovo contesto comunicativo. È un messaggio tra gli altri innumerevoli? Entra in concorrenza con gli altri e cerca di adottarne i criteri di persuasività? Oppure deve cercare di evidenziare la sua radicale alterità?
Analogamente come evitare che la Chiesa appaia come potere fra i poteri, come organizzazione fra le organizzazione, come una delle tante espressioni della società civile? E cioè da quali vincoli e compromissioni la Chiesa si deve liberare per esercitare la sua funzione profetica?
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