Riferimenti.
Per segnalare gli indirizzi di altre persone che volete essere raggiunte dalle nostre informazioni e comunicare gli indirizzi dei referenti dei singoli gruppi sul territorio potete scriverci all’indirizzo mail chiccodisenape
Alcune persone del comitato di coordinamento sono disponibili a essere contattate per ogni esigenza o chiarimento:
- Claudio Ciancio claudio.ciancio
- Giuseppe Elia elia.giuseppe
- Tommaso Giacobbe famgiacobbe
- Lanfranco Peyretti peyrfant
- Stefano Sciuto sciuto
Gruppi.
Visualizzazione della mappa ingrandita
1- Gruppo biblico di San Lorenzo
- Referente: Beppe Bordello
- E-mail: qoelet52
- Luogo di incontro: San Lorenzo
2 – Gruppo Cascina Archi
- Referente: Claudio Ciancio
- E-mail: claudio.ciancio
- Luogo di incontro: Cascina Archi (Frazione Sorina – Murisengo )
3 – Gruppo Santa Monica
- Referente: Beppe Elia
- E-mail: elia.giuseppe
- Luogo di incontro: Santa Monica
4 – Gruppo Meic
- Referente: Simona Borello
- E-mail: meictorino
- Luogo di incontro: Centro Diocesano AC
5 – Gruppo via Spoleto
- Referente: Nino e Cellina Capetti
- E-mail: ninocapetti
- Luogo di incontro: Parrocchia Trasfigurazione del Signore (Via Spoleto, 12)
6 – Gruppo Ciriè
- Referente: Giulio Modena
- E-mail: giulio.modena
- Luogo di incontro: Ciriè
7 – Gruppo il foglio
- Referente: Redazione
- E-mail: direzione
- Luogo di incontro: martedi’ dalle 18 alle 20 in via Assietta 13/A
8 – Gruppo Il Contesto
- Referente: Luigi Bassis, Mimmo (Domenico) La Grotteria
- E-mail: bassis, mimmolagro
- web: www.ilcontesto.altervista.org
9 – Gruppo di Via Germanasca
- Referente: Michele Desio
- E-mail: midosi
- Luogo di incontro: Comunità Cristiane di Via Germanasca, 8
10 – Gruppo gli Amici di Bernardino
- Referente: Andrea Bo
- E-mail: andrea_bo
- Luogo di incontro: giovedì, in C.so Francia, 11 bis
11 – Gruppo TVS
- Referente: Paolo De Stefanis
- E-mail: ghwdes
- Luogo di incontro: Simonis
12 – Gruppo Riprendiamo-ci il Concilio
- Referente: Luigi Bassis, Tony Gorgellino
- E-mail: bassis, antonio
- Luogo di incontro: Parrocchia Patrocinio San Giuseppe
13 – Gruppo Associazioni laicali
- Referente: Salvatore Passeri
- Partecipanti: Abitare la terra, Acli, Azione Cattolica, Centro Studi Bruno Longo, Cisv, Gioc
- E-mail: passeri
- Luogo di incontro: Centro Studi Bruno Longo
14 – Gruppo Rivoli
- Referente:
- E-mail:
- Luogo di incontro: Rivoli
volevo solo segnalarvi che il sito che nei vostri link è dato come “piazza duomo (biella)” si chiama in realtà “piazza d’uomo”.
grazie per ciò che fate
maurizio
Vi trasmetto questo significativo documento riportato come premessa nel recente libro del prof.Gallino “Con i soldi degli altri”
Lo trovo particolarmente efficace per la comprensione dei fatti italiani degli ultimi decenni.
Cordiali saluti
Guido Scollo
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Eventi infelici accaduti in altri paesi ci hanno insegnato da capo due semplici verità in merito alla libertà di un popolo democratico.
La prima verità è che la libertà di una democrazia non è salda se il popolo tollera la crescita d’un potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso stato democratico. Questo, in essenza,è fascismo -un governo posseduto da un individuo,un gruppo,o qualsiasi altro potere privato capace di controllarlo.
La seconda verità è che la libertà di una democrazia non è salva se il suo sistema economico non fornisce occupazione e non produce e distribuisce beni in modo tale da sostenere un livello di sviluppo accettabile.
Entrambe le lezioni ci toccano.
Oggi tra noi sta crescendo una concetrazione di potere privato senza uguali nella storia. Tale concentrazione sta seriamente compromettendo l’efficacia dell’impresa privata come mezzo per fornire occupazione ai lavoratori e impiego al capitale,e come mezzo per asssicurare una distribuzione più equa del reddito e deiguadagni
tra il popolo della nazione tutta.
Franklin D.Roosvelt
al Congresso degli Stati Uniti
29 Aprile1938
Vi trasmetto questo documento,consapevole del ruolo che abbiamo noi cristiani nel mondo,ed in particolare in Italia
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Mons. Bottoni contro il governo:
“La democrazia sta morendo”
All’annuale cerimonia organizzata dall’Anpi in memoria dei caduti partigiani al Campo della gloria del cimitero Maggiore di Milano, l’intervento più applaudito è stato quello di monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose della Diocesi di Milano. Ha spiegato che «si assiste in questo periodo a una caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica» e ha parlato di «continui colpi al sistema democratico» oltre che di «uno stato padrone a gestione personale». «È in corso – ha aggiunto – una morte lenta e indolore della democrazia, una progressiva eutanasia della repubblica nata dalla Resistenza».
L’intervento di don Gianfranco Bottoni ha provocato la reazione ringhiosa della destra fascista di Milano con una aggressione verbale virulenta. Chi volesse comunicare il proprio sostegno a don Gianfranco Bottoni – in un momento in cui nella «chiesa gerarchica» rifulge invece il silenzio come metodo – può scrivere a: ecumenismo@diocesi.milano.it
Il testo integrale dell’intervento di Mons. Gianfranco Bottoni
La memoria dei morti qui, al Campo della Gloria, esige che ci interroghiamo sempre su come abbiamo raccolto l’eredità spirituale che Caduti e Combattenti per la Liberazione ci hanno lasciato. Rispetto a questo interrogativo mai, finora, ci siamo ritrovati con animo così turbato come oggi. Siamo di fronte, nel nostro paese, ad una caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica. Non è per me facile prendere la parola e dare voce al sentimento di chi nella propria coscienza intende coniugare fede e impegno civile. Preferirei tacere, ma è l’evangelo che chiede di vigilare e di non perdere la speranza.
È giusto riconoscere che la nostra carenza del senso delle istituzioni pubbliche e della loro etica viene da lontano. Affonda le sue radici nella storia di un’Italia frammentata tra signorie e dominazioni, divisa tra guelfi e ghibellini. In essa tentativi di riforma spirituale non hanno potuto imprimere, come invece in altri paesi europei, un alto senso dello stato e della moralità pubblica. Infine, in questi ultimi 150 anni di storia della sua unità, l’Italia si è sempre ritrovata con la “questione democratica” aperta e irrisolta, anche se solo con il fascismo l’involuzione giunse alla morte della democrazia. La Liberazione e l’avvento della Costituzione repubblicana hanno invece fatto rinascere un’Italia democratica, che, per quanto segnata dal noto limite politico di una “democrazia bloccata” (come fu definito), è stata comunque democrazia a sovranità popolare.
La caduta del muro di Berlino aveva creato condizioni favorevoli per superare questo limite posto alla nostra sovranità popolare fin dai tempi di “Yalta”. Infatti la normale fisiologia di una libera democrazia comporta la reale possibilità di alternanze politiche nel governo della cosa pubblica. Ma proprio questo risulta sgradito a poteri che, già prima e ancora oggi, sottopongono a continui contraccolpi le istituzioni democratiche. L’elenco dei fatti che l’attestano sarebbe lungo ma è noto. Tutti comunque riconosciamo che ad indebolire la tenuta democratica del paese possono, ad esempio, contribuire: campagne di discredito della cultura politica dei partiti; illecite operazioni dei poteri occulti; monopolizzazioni private dei mezzi di comunicazione sociale; mancanza di rigorose norme per sancire incompatibilità e regolare i cosiddetti conflitti di interesse; alleanze segrete con le potenti mafie in cambio della loro sempre più capillare e garantita penetrazione economica e sociale; mito della governabilità a scapito della funzione parlamentare della rappresentanza; progressiva riduzione dello stato di diritto a favore dello stato padrone a conduzione tendenzialmente personale; sconfinamenti di potere dalle proprie competenze da parte di organi statali e conseguenti scontri tra istituzioni; tentativi di imbavagliare la giustizia e di piegarla a interessi privati; devastazione del costume sociale e dell’etica pubblica attraverso corruzioni, legittimazioni dell’illecito, spettacolari esibizioni della trasgressione quale liberatoria opportunità per tutti di dare stura ai più diversi appetiti…
Di questo degrado che indebolisce la democrazia dobbiamo sentirci tutti corresponsabili; nessuno è esente da colpe, neppure le istituzioni religiose. Differente invece resta la valutazione politica se oggi in Italia possiamo ancora, o non più, dire di essere in una reale democrazia. È una valutazione che non compete a questo mio intervento, che intende restare estraneo alla dialettica delle parti e delle opinioni. Al di là delle diverse e opinabili diagnosi, c’è il fatto che oggi molti, forse i più, non si accorgono del processo, comunque in atto, di morte lenta e indolore della democrazia, del processo che potremmo definire di progressiva “eutanasia” della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista.
Fascismo di ieri e populismo di oggi sono fenomeni storicamente differenti, ma hanno in comune la necessità di disfarsi di tutto ciò che è democratico, ritenuto ingombro inutile e avverso. Allo scopo può persino servire la ridicola volgarità dell’ignoranza o della malafede di chi pensa di liquidare come “comunista” o “cattocomunista” ogni forma di difesa dei principi e delle regole della democrazia, ogni denuncia dei soprusi che sono sotto gli occhi di chiunque non sia affetto da miopia e che, non a caso, preoccupano la stampa democratica mondiale.
Il senso della realtà deve però condurci a prendere atto che non serve restare ancorati ad atteggiamenti nostalgici e recriminatori, ignorando i cambiamenti irreversibili avvenuti negli ultimi decenni. Servono invece proposte positivamente innovative e democraticamente qualificate, capaci di rispondere ai reali problemi, alle giuste attese della gente e, negli attuali tempi di crisi, ai sempre più gravi e urgenti bisogni del paese. Perché finisca la deriva dell’antipolitica e della sua abile strumentalizzazione è necessaria una politica nuova e intelligente.
Ci attendiamo non una politica che dica “cose nuove ma non giuste”, secondo la prassi oggi dominante. Neppure ci può bastare la retorica petulante che ripete “cose giuste ma non nuove”. È invece indispensabile che “giusto e nuovo” stiano insieme. Urge perciò progettualità politica, capacità di dire parole e realizzare fatti che sappiano coniugare novità e rettitudine, etica e cultura, unità nazionale e pluralismi, ecc. nel costruire libertà e democrazia, giustizia e pace.
Solo così, nella vita civile, può rinascere la speranza. Certamente la speranza cristiana guarda oltre le contingenza della città terrena. E desidero dirlo proprio pensando ai morti che ricordiamo in questi giorni. La fede ne attende la risurrezione dei corpi alla pienezza della vita e dello shalom biblico. Ma questa grande attesa alimenta anche la speranza umana per l’oggi della storia e per il suo prossimo futuro. Pertanto, perché questa speranza resti accesa, vorrei che idealmente qui, dal Campo della Gloria, si levasse come un appello a tutte le donne e gli uomini di buona volontà.
Vorrei che l’appello si rivolgesse in particolare a coloro che, nell’una e nell’altra parte dei diversi e opposti schieramenti politici, dentro la maggioranza e l’opposizione, si richiamano ai principi della libertà e della democrazia e non hanno del tutto perso il senso delle istituzioni e dell’etica pubblica. A voi diciamo che dinanzi alla storia – e, per chi crede, dinanzi a Dio – avete la responsabilità di fermare l’eutanasia della Repubblica democratica. L’appello è invito a dialogare al di là della dialettica e conflittualità politica, a unirvi nel difendere e rilanciare la democrazia nei suoi fondamenti costituzionali. Non è tempo di contrapposizioni propagandistiche, né di beghe di basso profilo.
L’attuale emergenza e la memoria di chi ha combattuto per la Liberazione vi chiedono di cercare politicamente insieme come uscire, prima che sia troppo tardi, dal rischio di una possibile deriva delle istituzioni repubblicane. Prima delle giuste e necessarie battaglie politiche, ci sta a cuore la salute costituzionale della Repubblica, il bene supremo di un’Italia unitaria e pluralista, che insieme vogliamo “libera e democratica”.
(3 novembre 2009)
Chi lo dice che i credenti sono sempre la luce per i non credenti?
Questo passaggio del pastore Leonhard Regaz fa riflettere.
<<Cristo è più grande del cristianesimo, ed è diverso dal
cristianesimo. Dio può essere là dove la religione non è,
e può non essere là dove la religione è. Egli è presente
dove è fatta la sua volontà in verità, libertà, umanità e
amore, nella giustizia del suo Regno. Dio odia il credo,
odia la teologia, odia l'erudizione dei dottori della
Legge, odia la pietà, odia il culto dove non è fatta la sua
volontà nella giustizia, ma è presente dove è fatta la
sua volontà anche se egli non è conosciuto o nominato.
Dio si serve dei non credenti per giudicare i credenti, si
serve dei pagani per svergognare i cristiani. Non il
cristianesimo, ma il Regno, e nel Regno l'uomo. »
(Leonhard Ragaz)
Don Bottoni ha detto cose sraordinariamente belle e commoventi. Mi sembra però che presenti una visione talmente di parte che si può avere l’impressione di un orwelliano “metalinguaggio”. Quello per cui certe commoventi parole non si sa cosa vogliano dire o sottintendono cose diverse.
Oggi siamo in Europa, con un Italia sempre più piccola in una Europa sempre meno importante, cerchiamo di sopravvivere, di difenderci con difficoltà (questo è vero almeno per molti uomini comuni) in un mondo globalizzato, così come lo sono l’informazione, l’economia, le possibilità di lavoro…
Questi sono i veri pericoli per l’uomo comune e la sua famiglia.
Parlare di pericolo fascista ecc. mi sembra piuttosto un metodo da esorcista: si ha di fronte non l’avversario con cui discutere ma il diavolo da distruggere!
Per quanto poi riguarda il passato, in particolare per noi cristiani, forse varrebbe la pena di cercare riviverlo con le sue luci e le sue ombre (specie chi c’era).
Forse, ad un tempo in cui ci si odiava e, qualche volta, ci si uccideva, naturalmente sempre in nome di nobili ideali, è preferibile, anche se può apparire ad alcuni meno esaltante, un tempo in cui la “morale” pubblica e privata si è abbassata e seguendo la propagandata moda del momento, si cercano delle pur condannabili “trasgressioni”.
Cari amici,
ho inviato al direttore de “La Stampa” la lettera che allego, per la verità con la quasi totale convinzione che non sarà pubblicata.Ve la segnalo, sperando di ricevere
qualche commento sul tema
Egregio direttore
La discussione politica sta riportando l’ attenzione sul tema del testamento biologico e, puntualmente ritorna il conflitto tra i sostenitori della libertà delle persone circa le modalità con cui affrontare il fine vita e i sostenitori della impossibilità assoluta di decidere in merito non essendo l’ uomo padrone della propria vita fino al punto di deciderne la fine attraverso, per esempio, il rifiuto dell’ alimentazione e dell’ idratazione forzata. .Da credente in Gesù di Nazaret che cerca, come può di essere fedele agli insegnamenti del suo maestro, vorrei affrontare il problema da un punto di vista diverso. Nella prima lettera di Giovanni (3, 16 e seg,) seguace e apostolo di Gesù di Nazaret, si legge. “Da questo abbiamo conosciuto l’ amore: Egli ha dato la sua vita per noi;quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.” Il versetto che segue fa riferimento alla chiusura del cuore verso chi si trova in povertà materiale, ma la conclusione è più ampia: “…. non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità.” Ecco allora le mie considerazioni, a proposito del “fine vita”. Sono ormai alla fine dei miei giorni. relegato in un letto, intubato senza nessuna speranza di ripresa. Intorno a me molte persone stanno pagando un duro prezzo. I miei cari che ogni giorno si confrontano con fatica fisica e dolore con la mia situazione di decadimento giudicata ormai irreversibile.. I medici e gli infermieri che si occupano di me con fatica e impotenza. La società, lo stato, che per la mia sopravvivenza spende risorse ingenti destinate “al nulla”. Non potrebbe diventare un grande atto di amore “con i fatti e nella verità” se io, preventivamente,e in piena consapevolezza, potessi decidere che è ora di chiudere? Io credo di si e spero di avere la lucidità e la possibilità di farlo.
Stefano Trovati
CONFIDENZA O RISPOSTA A STEFANO TROVATI : DARE E TOGLIERE LA VITA QUALE ATTRIBUTO DI DIO, NON PUO’ ESSERE UN PRINCIPIO NEGOZIABILE
Se io, preventivamente,e in piena consapevolezza, potessi decidere che è ora di chiudere?
Carissimo Stefano i filosofi del chiudere, non sono solo quelli della pietà fine vita; essi sono di amplissima categoria e veduta : sono quelli del chiudere arbitrariamente il diritto a nascere; sono quelli del chiudere il diritto a vivere degli embrioni sperimentali; sono quelli che aspirano a chiudere gli uteri e aprire le provette; sono quelli che indulgono alla lussuria violenta e pedofila con l’arte e la letteratura e insieme chiudono l’amore naturale e la fedeltà coniugale; sono quelli che chiudendo la certezza della famiglia hanno aperto la libertà della non famiglia che divorzia o convive sempre più frequentemente; sono quelli infine, che chiudendo la certezza dell’esistenza di Dio e trasformata che l’hanno in negazione serrata, hanno aperto il mondo alla paura del futuro, al disamore di sé, alla sfiducia nella possibilità di controllare l’inquinamento naturale e spirituale; sono quelli infine che con questa ultima operazione negante Dio e la Chiesa, chiudono le democrazie e preparano le dittature dei tiranni; oggi pertanto, gli individui si sentono sempre meno liberi e sempre più impotenti; perciò in alcune regioni della Terra, decidono più facilmente che nel passato e che in altre regioni, di chiudere la vita e di aprirsi lo spazio infinito della morte .
Ma chi sta dietro tutta questa filosofia del chiudere, cioè della morte, è evidente chi sia : è colui che non ha il potere di dare la vita; ma gli è concesso il potere esclusivo di dare la morte e la morte eterna; cioè Satana, il Diavolo, il Principe dell’Inferno, il principale omicida della vicenda umana; il principale nemico dell’uomo e di Dio .
Di fronte a questa realtà del chiudere e della morte, è necessario considerare la vita come un principio assoluto e come tale insindacabile, non negoziabile. Questo atteggiamento, magistralmente sostenuto dal cattolicesimo (l’unico o il principale sostegno al mondo, al riguardo), è l’unico che può alla lunga, salvarci da questa invadenza della morte, che fa vittime e adepti sempre maggiori, perché corrompe il pensiero, cioè tratta gli argomenti del chiudere, non nel complesso facendone vedere l’obbiettivo generale a cui si mira (cioè la distruzione e la morte); ma solo l’obbiettivo particolare e contingente : morire quando vecchiaia e malattia strangolano; quando la insolidarietà sembra lasciar soli ad accogliere una nuova vita; quando monta il fallimento e non rimane più successo umano alcuno e vivere è diventato più scomodo che piacevole, solo brutto e non bello in niente, secondo l’apparenza umana e il decreto divino che agli uomini sembra .
In realtà l’uomo moderno sta perdendo la consapevolezza che la vita passa attraverso la Croce; e ogni volta che per le vie del mondo cade sotto la Croce, non la invoca più come una via della salvezza; ma soltanto come o l’ennesima o la suprema occasione della morte.
Sotto questo pensiero debole, che talvolta non riconosce più con forza la potenza della Croce in connessione alla esperienza quotidiana, si nasconde spesso il seguente grande pericolo:
la debolezza della fede, non più adeguatamente nutrita e rafforzata, sia perché combattuta da una gigantesca e globale campagna pubblicitario-massmediatica con molti costumi di supporto, sia perché il benessere tende a diminuire di suo, la consapevolezza che la vita è un luogo di combattimento tra il Bene e il Male, e pertanto la salvezza dell’Uomo (la sua volontà e libertà) sono costantemente contesi da Dio e dal Diavolo, dal Bene e dal Male stessi .
Cordiali,
Orlando Metozzi
Carissimi amici,
mi è molto piaciuto l’intervento di padre Hermar Salmann al convegno che, purtroppo non ho potuto seguire interamente. Vi sarei grata se potessi ricverne una copia.
Ringraziandovi vi auguro una buona estate.
Mariuccia Idrato
[…] Contatti […]
Email inviata a Comunità di Sant’Egidio,Cisl Torino e in forma più sintetica a
Acli Torino
<>
Condivido questo passaggio di Gad Lerner e chiedo perchè Riccardi,Bonanni ed Olivero,hanno cercato un’alleanza con la ricca borghesia italiana,di cui Montezemolo è un degno rappresentante,invece che con le forze politiche e sociali naturalmente più vicine alle classi meno fortunate.E’ più facile perseguire la giustizia sociale alleandosi con la classe dirigente ed imprenditoriale che per decenni ha fatto soldoni,lucrato sui finanziamenti statali,ammazzato l’economia sana e ridotto salari e pensioni ai minimi livelli europei? Mistero! A meno che questa loro scelta non sia una riprova del tentativo di strumentalizzare il voto di quei benpensanti cattolici,che preferiscono la vittoria di un simbolo,di un gruppo ristretto,piuttosto che il reale miglioramento delle condizioni della popolazione italiana,e degli ultimi della scala sociale in primis.
E a proposito di cattolici,ho seguito un’intervista televisiva di Riccardi,il quale non ha avuto alcuna remora ad affermare che la nuova formazione politica capeggiata da Montezemolo intende fare da trait d’union tra la sua borghesia “illuminata” ed il mondo cattolico:non alcuni settori ,seppur di rilievo nazionale e/o internazionale,ma si arguisce dell’intero mondo cattolico.
Mi piacerebbe chiedere alle comunità di don Ciotti,di don Gallo e agli stessi membri delle associazioni di Riccardi,Bonanni ed Olivero se si riconoscono in queste posizioni.
Riccardi e chi la pensa come lui è cosciente che così facendo esclude pregiudizialmente politici cattolici di rilievo ( e relativi gruppi di riferimento) come ad esempio Tabacci,Vendola e Bindi? A me pare che questo modo di operare asservisce la capacità autonoma di analisi e di scelta politica del singolo credente e delle stesse organizzazioni dei credenti.
Forse stanno tornando a galla nuove forme di integralismo e di clericalismo,attivate dalla probabile caduta dei consensi elettorali del centro destra.Concertando con la classe più ricca del paese il mantenimento degli attuali equilibri politici,si cerca di arrestare l’avvento di una maggiore democrazia reale.
Per tale finalità dal ’94 al 2011 è bastato Berlusconi;per l’oggi e per il domani serve e servirà un novello “salvatore della patria” e oggi non c’è miglior scelta di Monti,nonostante l’apparente ritrosia dell’interessato.
L’importante è cambiare per non cambiare,come scriverebbe fino alla nausea,se fosse ancora vivo,Tomasi di Lampedusa.
Ma qualcosa nel paese si sta muovendo e non so se queste manovre illusionistiche basteranno…
Intervento di Gad lerne sul suo blog:
Italia Futura dunque “scende in campo”, riproponendo la più volgare metafora pseudocalcistica per definire l’impegno politico e la scelta elettorale. Luca Cordero di Montezemolo non ha mancato di fare un riferimento ai propri successi professionali come riprova della credibilità che rivendica anche nell’indicare soluzioni per la crisi del paese. Suppongo non si riferisse alla sua presidenza di Confindustria che ricordiamo poco significativa se non per la subalternità al berlusconismo dilagante all’epoca. Ma la vera domanda è un’altra: cosa c’entrano con Montezemolo e la sua impostazione confindustriale striata di tardo-berlusconismo le organizzazioni che si richiamano alla dottrina sociale della Chiesa? Siamo sicuri che la base della Cisl e delle Acli, nonchè i volontari della Comunità di Sant’Egidio, condividano l’adesione a Italia Futura di Bonanni, Olivero e Riccardi? Personalmente ne dubito. Il montismo non mi pare ideologia o scelta politica coerente con la storia e l’identità di queste organizzazioni. Sbaglierò, ma scommetto che se facessero una verifica interna i suddetti protagonisti della “discesa in campo” temo verrebbero sfiduciati.
Condivido questo passaggio di Gad Lerner e chiedo perchè Riccardi,Bonanni ed Olivero,hanno cercato un’alleanza con la ricca borghesia italiana,di cui Montezemolo è un degno rappresentante,invece che con le forze politiche e sociali naturalmente più vicine alle classi meno fortunate.E’ più facile perseguire la giustizia sociale alleandosi con la classe dirigente ed imprenditoriale che per decenni ha fatto soldoni,lucrato sui finanziamenti statali,ammazzato l’economia sana e ridotto salari e pensioni ai minimi livelli europei? Mistero! A meno che questa loro scelta non sia una riprova del tentativo di strumentalizzare il voto di quei benpensanti cattolici,che preferiscono la vittoria di un simbolo,di un gruppo ristretto,piuttosto che il reale miglioramento delle condizioni della popolazione italiana,e degli ultimi della scala sociale in primis.
E a proposito di cattolici,ho seguito un’intervista televisiva di Riccardi,il quale non ha avuto alcuna remora ad affermare che la nuova formazione politica capeggiata da Montezemolo intende fare da trait d’union tra la sua borghesia “illuminata” ed il mondo cattolico:non alcuni settori ,seppur di rilievo nazionale e/o internazionale,ma si arguisce dell’intero mondo cattolico.
Mi piacerebbe chiedere alle comunità di don Ciotti,di don Gallo e agli stessi membri delle associazioni di Riccardi,Bonanni ed Olivero se si riconoscono in queste posizioni.
Riccardi e chi la pensa come lui è cosciente che così facendo esclude pregiudizialmente politici cattolici di rilievo ( e relativi gruppi di riferimento) come ad esempio Tabacci,Vendola e Bindi? A me pare che questo modo di operare asservisce la capacità autonoma di analisi e di scelta politica del singolo credente e delle stesse organizzazioni dei credenti.
Forse stanno tornando a galla nuove forme di integralismo e di clericalismo,attivate dalla probabile caduta dei consensi elettorali del centro destra.Concertando con la classe più ricca del paese il mantenimento degli attuali equilibri politici,si cerca di arrestare l’avvento di una maggiore democrazia reale.
Per tale finalità dal ’94 al 2011 è bastato Berlusconi;per l’oggi e per il domani serve e servirà un novello “salvatore della patria” e oggi non c’è miglior scelta di Monti,nonostante l’apparente ritrosia dell’interessato.
L’importante è cambiare per non cambiare,come scriverebbe fino alla nausea,se fosse ancora vivo,Tomasi di Lampedusa.
Ma qualcosa nel paese si sta muovendo e non so se queste manovre illusionistiche basteranno…