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Posts Tagged ‘immigrati’

di don Toni Revelli (pubblicato su La Voce del Popolo)

Vorrei proporre alcune riflessioni su leggi e sentenze che offendono la nostra coscienza di cittadini e cristiani.

Recentemente la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che prevede l’espulsione degli immigrati “irregolari” anche se i loro figli frequentano la scuola.

È la diretta conseguenza delle norme stabilite nel “pacchetto sicurezza” varato l’anno scorso dal governo e passato quasi sotto silenzio, con un’accettazione passiva proprio da parte di chi avrebbe dovuto reagire con più energia. Cosa si intende per “sicurezza”?

Giustamente Mons. Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti e Itineranti” ha fatto notare, in una trasmissione di Radio Vaticano, che è necessario incamminarsi “verso una visione universale del bene comune” (di cui la “sicurezza” è parte), citando i recenti insegnamenti di Benedetto XVI con la Caritas in Veritate. Agostino Marchetto nel suo intervento dichiara apertamente che la sentenza va contro l’umanesimo cristiano. Va contro, cioè a una corretta visione cristiana dell’uomo.

Per essere più preciso, mi pare di dover sottolineare ancora una volta il progressivo processo di disumanizzazione della politica e dei rapporti sociali di cui siamo partecipi. Non è il caso di addossare colpe e responsabilità ai giudici, perché quella sentenza è frutto della legislazione, applica la legge. La Corte di Cassazione ha agito seguendo la legislazione che istituisce il “reato” di clandestinità.

La responsabilità reale del pronunciamento appartiene a chi ha votato quel “pacchetto” di leggi che nessuna coscienza umana, libera da pregiudizi e arroganze, potrebbe accettare. Tanto meno la coscienza di un cristiano che sia tale “non a parole, ma nei fatti e nella verità”.

Siamo in piena Quaresima, tempo “privilegiato di conversione e di liberazione dal male”; tempo per ritrovare la dovuta apertura intellettuale e morale verso Dio e i figli di Dio; tempo di accoglienza della Grazia divina e dell’amicizia e fraternità umana che siamo chiamati a vivere in Cristo. Ciò significa impegnare a fondo le nostre coscienze per “convertirci e credere al Vangelo”.

Ho sentito dire da sostenitori del neorazzismo che trova espressione anche in queste leggi, che sono provvedimenti che mirano a “difendere la fede cristiana”, che sarebbe minacciata dall’arrivo di appartenenti a religioni diverse. Credo proprio di poter rispondere tranquillamente che la Fede non ha assolutamente bisogno di “difese”, tanto meno difese politiche: la Fede non si difende; la Fede siamo chiamati a viverla. Fede cristiana significa “seguire Gesù”, seguendo l’unica via indicata da Lui stesso: “chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua”. Potremmo “tradurre” con “prenda le proprie responsabilità, viva la propria fede con coerenza e sincerità, pronto a pagare di persona”. Chi vede nella fede altrui un pericolo per la propria dimostra semplicemente la debolezza delle proprie convinzioni. Allora si ha bisogno di leggi e imposizioni per far tacere o allontanare chi, con la sua presenza, ci provoca semplicemente a verificare la nostra fedeltà al Signore.

Ciò vale per ogni rapporto umano: “quando manca la forza della ragione, si ricorre alle ragioni della forza”, sia essa la forza fisica, l’imposizione legalistica, o la semplice violenza verbale. Chi accetta la chiamata di Cristo alla Fede riceve la missione di “essere testimone”, che propone, ma non impone; che è convinto delle proprie ragioni e non ha bisogno di altro.

In questo “tempo prezioso” della Quaresima, sapremo ”risvegliarci dal sonno”, accogliendo l’invito di S. Paolo ai Romani (vale anche per noi oggi!), per riproporre modelli di vita rispettosi per ogni persona, soprattutto dei più poveri e dei più deboli? Sapremo opporre a leggi e sentenze di questo tipo l’unica vera risposta: una obiezione di coscienza decisa, ferma e leale?

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Di nuovo, considerate di nuovo
Se questo è un uomo,
Come un rospo a gennaio,
Che si avvia quando è buio e nebbia
E torna quando è nebbia e buio,
Che stramazza a un ciglio di strada,
Odora di kiwi e arance di Natale,
Conosce tre lingue e non ne parla nessuna,
Che contende ai topi la sua cena,
Che ha due ciabatte di scorta,
Una domanda d’asilo,
Una laurea in ingegneria, una fotografia
E le nasconde sotto i cartoni
E dorme sopra i cartoni della Rognetta,
Sotto un tetto d’amianto,
O senza tetto,
Fa il fuoco con la monnezza,
Che se ne sta al posto suo,
In nessun posto,
E se ne sbuca dopo il tiro a segno,
“Ha sbagliato”,
Certo che ha sbagliato,
L’Uomo Nero
Della miseria nera,
Del lavoro, e da Milano,
Per l’elemosina di un attenuante,
scrivono grande: NEGRO,
Scartato da un caporale,
Sputato da un povero cristo locale,
Picchiato dai suoi padroni,
Braccato dai loro cani,
Che invidia i vostri cani,
Che invidia la galera,
(Un buon posto per impiccarsi)
Che piscia con i cani,
Che azzanna i cani senza padrone,
Che vive fra un No e un No,
Tra un Comune commissariato per mafia
E un Centro di Ultima Accoglienza,
E quando muore una colletta
Dei suoi fratelli a un euro all’ora
Lo rimanda oltre il mare, oltre i deserto
Alla sua terra – “A quel paese!”
Meditate che questo è stato,
che questo è ora,
Che Stato è questo,
Rileggete i vostri saggetti sul Problema
Voi che adottate a distanza
Di sicurezza, in Congo, in Guatemala,
E scrivete al calduccio, né di qua né di là,
Né bontà, roba da Caritas, né
Brutalità, roba da affari interni,
Tiepidi, come una berretta da notte,
E distogliete gli occhi da questa,
Che non è una donna
Da questo che non è un uomo
che non ha una donna
E i figli, se ha figli, sono distanti,
E pregate di nuovo che i vostri nati
Non torcano il viso da voi. 

ADRIANO  SOFRI
“Nei ghetti d’Italia questo non è un uomo”
LA  REPUBBLICA, 12 GENNAIO 2010, PAG. 7

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Chicco di senape (www.chiccodisenape.wordpress.com) è un gruppo di gruppi ecclesiali torinesi. Da una donna che ne fa parte viene questa meditazione, condivisa e fatta propria dal coordinamento, sul vangelo che giudica l´affanno pagano della nostra società. È questa paura che porta a leggi contro la giustizia, come quella del 2 luglio, cosiddetta sulla sicurezza, discriminante a danno degli immigrati. Il testo ci richiama all´impegno di solidarietà, si oppone alla politica dell´esclusione, chiede ai pastori della chiesa che parlino con forza evangelica per incoraggiarci tutti nella giustizia.

Nel sesto capitolo del Vangelo di Matteo meditiamo queste parole: 

[25]Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? [26]Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? [27]E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? [28]E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. [29]Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. [30]Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? [31]Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? [32]Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. [33]Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. [34]Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà gia le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

È un orizzonte di tranquilla fiducia nel Padre lo stile di vita a cui siamo chiamati come discepoli. Il mondo in cui siamo immersi, al contrario, ci vede continuamente correre ed affannarci per ciò che mangiamo, indossiamo, beviamo.

“Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia”.

Siamo in un mondo in cui ogni giorno tutto pressa per farci preoccupare, per farci reagire in termini di chiusura e di paura ai cambiamenti sociali e culturali che la storia ci invita a vivere.

“Ad ogni giorno basta la sua pena”.

E invece tutto ci sospinge verso atteggiamenti ansiosi e comportamenti diffidenti. Davanti alla reazione cosi pagana che il nostro Paese evidenzia nel momento in cui declina il sacrosanto diritto a vivere nella sicurezza solo per chi sicuro lo è già, noi vogliamo ricordare, con il nostro impegno di accoglienza, solidarietà, giustizia, che i credenti camminano come il cieco Bartimeo sulla strada dietro a Gesù, sapendo che l´unico peccato che non sarà mai perdonato è quello di non aver riconosciuto il Signore laddove si nascondeva: “ero povero e non mi avete accolto.”

Diciamo pertanto in nome del Signore Gesù che ci opponiamo a una modalità esclusivista che rifiuta la coesione sociale.

Chiediamo che i Pastori si pronuncino con forza e coerenza evangelica dando voce alla coraggiosa e continua opera dei credenti che anche nelle parrocchie e nelle associazioni ecclesiali di questo Paese si adoperano per ogni donna e ogni uomo che tendono la mano e chiedono misericordia e giustizia.

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Oltre 20 organizzazioni della società civile e del no profit si sono ritrovate questa mattina nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma per confrontarsi sugli episodi di intolleranza degli ultimi tempi che hanno avuto per protagonisti immigrati e soprattutto rom.

Un appuntamento dal titolo “Mille voci contro il razzismo – Il razzismo ci rende insicuri” che di fatto da’ il via ad una sorta di mobilitazione contro una cultura ed una politica che si sta affermando nel nostro paese che non riconosce nel diverso, nello straniero, un soggetto di pieno diritto umano.

Dal dibattito e’ emersa una netta contrarieta’ al decreto sicurezza varato dal governo e sul quale si chiede un ripensamento al Parlamento. Contro la criminalita’, ribadiscono la strategia della prevenzione e della integrazione; principi affermati dalla Costituzione italiana e dal diritto internazionale.

Nutrito il gruppo di organizzazioni che hanno promosso l’iniziativa: Acli, Amnesty International, Antigone, Arci, Asgi, Cantieri Sociali, Cgil, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Federazione Rom e Sinti Insieme, Fuoriluogo, Giuristi Democratici, Libera, Link, Lunaria, Magistratura Democratica, Medici Contro la Tortura, Mensile Confronti, Progetto Diritti.

Presenti, fra i tanti, l’Unhcr, la Caritas Italiana, la Fondazione Migrantes, la Comunità di Sant’Egidio, il presidente della Regione Puglia Nicki Vendola, l’ex ministro Paolo Ferrero, Pietro Ingrao, Tullia Zevi, Gad Lerner.

Intanto a Milano nasce l’osservatorio sul rispetto dei diritti fondamentali. L’iniziativa è del Coordinamento rom, del quale fanno parte Caritas Ambrosiana, Acli, Arci, Camera del Lavoro e Casa della Carità. Pagani (Opera Nomadi): “Oltre che sbagliati da un punto di vista sociale, i provvedimenti del pacchetto sicurezza sono iniqui, discriminatori e in alcuni passaggi ricordano una sorta di pulizia etnica”. Domani sera, convegno alla Camera del Lavoro con avvocati e giuristi.

Riportiamo il comunicato stampa (.pdf) di Opera Nomadi di Milano inerente gli avvenimenti di questi giorni invitando gli amici di Chicco di Senape ad inviare un messaggio di solidarietà.

Infine, ricordiamo che è possibile sottoscrivere fino al 30 giugno il comunicato promosso da Chicco di Senape “Il volto di ogni uomo è immagine di Dio”.

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Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

(Bertolt Brecht)

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