Feeds:
Articoli
Commenti

Associazione “Viandanti”

Via Giuditta Sidoli, 94 – 43123 Parma

Cell.370.3061477 – E-mail: viandanti.sgr@gmail.com

 

III CONVEGNO NAZIONALE

Bologna 26 ottobre 2019

 

“LO SPIRITO E NOI…”

Dottrina e pastorale: continuità nel cambiamento

 

Si tratta di leggere il rapporto dottrina e pastorale assumendo, in un orizzonte poliedrico (EG 236), i mutamenti culturali dei destinatari dell’annuncio. Si dovrebbero indicare gli orizzonti essenziali – limitatamente al panorama europeo – dell’incarnazione del Vangelo oggi. Non piegata ideologicamente sull’attualità contingente, con la pretesa di soluzioni che non competono alla Chiesa, ma sulle strutture portanti anti-evangeliche e evangeliche che si intravedono. Non in modo universalmente generico, ma indicando alcune occasioni di dibattito e di possibile assunzione di responsabilità intraecclesiali. Convinti che la continuità del cambiamento ha connotato da sempre la chiesa.

 

La dottrina cristiana non è un sistema incapace di generare domande, dubbi, interrogativi, ma è viva, sa inquietare, sa animare. Ha volto non rigido, ha corpo che si muove e si sviluppa, ha carne tenera; la dottrina cristiana si chiama Gesù Cristo. (Papa Francesco, Discorso al V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, 10 novembre 2015)

 

9,15 Accoglienza e saluti

9,30 Introduzione

10,00 TRARRE COSE NUOVE DALLE COSE ANTICHE

Ripresa dell’immagine dello scriba di Mt 13,51-52: il kerigma chiede incarnazione creativa come dottrina e prassi ecclesiale. Una meditazione che evochi l’orizzonte biblico che sorregge la nostra giornata di studio.
Relatore: Flavio Dalla Vecchia

10,30 – 11,15
CONTINUITA’ E AGGIORNAMENTO DELLA DOTTRINA NELLA STORIA DELLA CHIESA.

Il caso del diritto alla libertà religiosa

A partire dalla perennità della fede, la dottrina ha sempre subito cambiamenti e aggiornamenti nella formulazione e nella prassi. Oggi deve fare i conti con il contesto sociale pluralista e un cristianesimo globalizzato.
Relatore: Daniele Menozzi

11,15 – Pausa caffè

11,30 – 12,15
“IN QUEI GIORNI SORSE UN MALCONTENTO” (At 6; At 15).
Discernere e testimoniare.
Nel tempo dell’irrilevanza di Dio e del pluralismo religioso, assumere le contraddizioni interne alla chiesa ricentrando sull’essenziale per l’oggi la testimonianza di una chiesa missionaria (povertà, parresia, presenza escatologica?). In un tempo nel quale i fedeli e le comunità tornano ad essere “parrocchiani-paroikoi-forestieri” nel mondo (cfr. A Diogneto). Non presidio di un “ethos culturale condiviso” quanto comunità di fede evangelicamente scandalosa.
Relatore: Giovanni Ferretti

12,15 – 13,15 – Dibattito

13,15 – Pranzo

14,45 – 16,00
 “ADEMPI AL TUO MINISTERO…” (2Tm 4,5).
Perché non ci sia un gregge senza pastore.
“Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenza, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi al tuo ministero” (2Tm 4,5). La riconosciuta sinodalità induce a ripensare al rapporto tra ministero gerarchico e christifidelis nell’ottica dei tria munera. È bene provocare, in primo luogo, una riflessione sul ruolo del presbitero/pastore. Il confronto tra le esperienze delle comunità cattoliche e riformate può orientare a come ridisegnare il ruolo del “pastore” della comunità cristiana in rapporto al compito di annunciare il vangelo, fare memoria liturgica della prassi salvifica del Signore, preservare la dottrina.
Relatori: Letiza Tomassone e Severino Dianich

16,00 – 17,15 – Dibattito

17,15 – Osservazioni finali (Presidenza)

17,30 – Chiusura

 

Sede del Convegno:

Istituto Veritatis Splendor – Via Riva di Reno, 57 – 40122 – Bologna

tel. 0516566211 – fax 0516566260

 

IL SOGNO DELL’EUROPA E LA SUA CRISI.

LE RESPONSABILITA’ DEI CRISTIANI

 

Che l’Europa sia gravemente in crisi è un fatto evidente. La crisi è particolarmente preoccupante perché s’inserisce in un quadro mondiale di forti tensioni che minacciano la pace.

Oggi diventa urgente per i cristiani riflettere sulle parole di Papa Francesco: «La buona politica è al servizio della pace», e lo è soltanto se è vissuta come «servizio alla collettività umana».

La pace ci deve, dunque, impegnare come cristiani, e questo diventa tanto più vero quanto più appare evidente che questa azione di fraternità non possiamo semplicemente delegarla nel momento in cui le pratiche politiche prendono un orientamento contrario ai diritti dell’uomo, alla giustizia, alla solidarietà sociale. Oggi è necessario pensare e fare crescere una cultura buona che si opponga al prevalere dei principi dell’egoismo individuale e nazionale. Di fronte a queste pratiche abbiamo il dovere di reagire.

Per promuovere la pace occorre rafforzare tutte le forme di collaborazione e di unione sovranazionale, quindi per noi significa anzitutto rafforzare l’Europa. È questa un’esigenza imposta anche dalla globalizzazione. Nel momento in cui l’economia e la finanza assumono una dimensione sovranazionale, la politica non può non essere anch’essa sovranazionale. Se non è così, allora inevitabilmente economia e finanza si sottraggono al controllo della politica in generale e in particolare di una politica ispirata al principio del bene comune (e cioè universale).

Il potere politico se è sovrastato dai poteri economici, da un lato finisce per essere al loro servizio e dall’altro, in quanto non riesce a contrastare quei poteri, inventa altri nemici ai quali attribuire la responsabilità delle crisi economiche e sociali e abbandonando il principio del bene comune attizza nuovi nazionalismi che rischiano di mettere la pace in grave pericolo.

L’Europa poteva diventare un efficace antidoto a questa deriva, attestandosi a soggetto in grado di avviare un governo sovranazionale sulla base dei migliori valori della tradizione occidentale, che ha come sua componente essenziale il cristianesimo.

Senza dimenticare che l’Unione europea ha significato anche il superamento di secoli di guerre devastanti fra i diversi stati del continente. Ora invece sembra che il processo di unità europea si vada disfacendo, con la Brexit e con il risorgere di nazionalismi, che, mentre si alleano per disfare l’Europa, non possono che preparare futuri conflitti.

Il servizio alla pace che l’Europa oggi può rendere non riguarda solo il superamento degli antichi conflitti interni, ma anche da un lato una funzione di equilibrio tra le grandi potenze mondiali e le derive pericolose che stanno prendendo, dall’altro, anche per la sua posizione geografica, un rapporto con i paesi africani e mediorientali, che sostituisca all’antico e nuovo sfruttamento coloniale un efficace sostegno economico e  nell’immediato una diffusa pratica di accoglienza degli immigrati.

Di fronte alla concreta prospettiva che con le prossime elezioni europee si avvii un processo dissolutivo fondato sul principio del first (prima io, la mia famiglia, la mia regione, la mia nazione, la mia razza, la mia religione), occorre che i cristiani facciano sentire una voce contraria.

Noi cristiani dobbiamo capire l’urgenza di una testimonianza che ridia speranza all’Europa e al mondo e che ci allontani dal baratro, proponendo una politica fondata su principi universalistici e di solidarietà.  Essere cristiani non può ridursi alla cura della propria anima e alla difesa di tradizioni e devozioni antiche. Ci sono momenti, come questo, in cui siamo chiamati con particolare urgenza a quell’uscita a cui ci sollecita Papa Francesco, un’uscita che deve riguardare anzitutto le parrocchie e le associazioni, perché facciano sentire la loro voce e soprattutto perché lavorino per la giustizia e per la pace.

Non possiamo dimenticare che gli spaventosi disastri del secolo scorso (per non parlare dei secoli precedenti) forse non sarebbero accaduti se i cristiani non fossero stati distratti e in molti casi acquiescenti e persino consenzienti, con pochissime e sia pure straordinarie eccezioni, quali ad esempio Bonhoeffer o i fratelli Scholl. L’opera e la testimonianza dei martiri non giustifica il nostro disimpegno, ma piuttosto condanna la nostra pigrizia.

L’uscire per annunciare il Vangelo, che Papa Francesco ci propone, richiede un atto di coraggio, perché significa riconoscere e denunciare quelle logiche del mondo a cui il Vangelo si oppone, collaborando con tutti gli uomini di buona volontà per la difesa dei poveri, degli immigrati, degli emarginati e degli scartati, per affermare il primato del bene comune, della giustizia e della pace.

Per uscire occorre organizzare presto, nei prossimi mesi, iniziative che coinvolgano parrocchie e associazioni e tutti i livelli del corpo ecclesiale, per conseguire quegli obiettivi e anzitutto per risvegliare le nostre coscienze addormentate di cristiani ancora troppo uniformati  alla mentalità del mondo o ancora legati a un cristianesimo individualistico o devozionale, fedele alle consuetudini ma lontano dal Vangelo.

Questa riflessione ci spinge a rivolgerci alle parrocchie, alle associazioni e a tutti i cristiani, per promuovere e sostenere nella diocesi un processo di riflessione e di azione su questi temi.

Dino Cassibba

Gaetano Quadrelli

Claudio Ciancio

Valentino Castellani

Beppe Elia

Oreste Aime

Salvatore Passari

Stefano Sciuto

Enrico Peyretti

Fabio Tango

Stefania Di Terlizzi

Marta Margotti

Luca Rolandi

Gian Carlo Jocteau

Giovanni Ferretti

Lucia Preve

Ida Molinari

Michele Dosio

Paola Pecco

Luciana Miglietti

Giovanni Gonzo

Anna Oliva

Mario Mosca

Gianbeppe Battaglino

Elisa Trovò

Silvia Trovò

Agostino Saglietti

Maria Consiglio

Maria Maddalena Bruzzese

Edoardo Fassio

Giangiacomo Migone

Roberto Di Lupo

Daniela Favale

Emilio Allia

Cristina Nipoti

Vittorio Romagnoli

Giampaolo Masone

Adriana Vindigni

Paola e Roberto Rolle

Giorgio Rolle

Vincenzo Buttafuoco

Beppe Cassetta

Simona Borello

Alessio Terzi

Isa Albalustro

Ivanna Preto

Marco Tommasino

Sara Milano

Morena Savian

Giancarlo Prina

Maria Antonietta Masiello

Gianni Vizio

Mariangela Antifora

Franca Severin

Luca Facta

Tullio Borrelli

Mariuccia Idrata

Agnese Valente

Maria Teresa Pichetto

Giulio Modena

Eugenio Noce

Pier Paolo Simonini

Roberto Falciola

Francesco Colli

Angelo Barsotti

Maria Grazia Capello

Nicoletta e Claudio Negro

Marco Calgaro

Paola Vanzetti

Paolo Arnolfo

Rocco D’Ambrosio

Beppe Bordello

Renato Bresciani

Alberto Pichi

Franca Vairo

Giovanna Rosso

 

 

Associazione Cascina Archi

Abitare la terra

Chicco di senape

Centro Studi Bruno Longo

MEIC  Torino

Cercasi un fine

Il laicato sempre più protagonista nella Chiesa e nella realtà italiana. È un appello a «immaginare e realizzare» nuove «forme di partecipazione nella società e all’interno della comunità cristiana» quello che giunge dal Meic – Movimento ecclesiale di impegno culturale – al termine della Settimana teologica tenutasi nei giorni scorsi nel monastero benedettino di Camaldoli, laboratorio di impegno ecclesiale e civile sull’Appennino toscano nell’ultimo lembo della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Al centro dell’edizione 2018 del tradizionale appuntamento estivo il binomio “democrazia” e “sinodalità”. «Le forme di partecipazione alla vita delle comunità di appartenenza stanno mutando radicalmente rispetto ai modelli del passato – spiega il presidente del Meic, Beppe Elia -. Le nuove tecnologie aprono a modi di partecipazione molto più parcellizzati e impersonali che danno l’impressione alle persone di essere presenti nel dibattito pubblico senza una vera assunzione di responsabilità». Da qui il richiamo al ruolo dei laici. «Nella Chiesa c’è ancora una grande riserva di impegno – afferma Elia -. Ma ci sono due questioni aperte. La prima riguarda l’ambito di impegno di molti credenti: tutto interno alla comunità cristiana, raramente attento alla complessità dei problemi sociali e culturali, preoccupato più a conservare che a innovare; il servizio ecclesiale vissuto come un mondo separato e protetto. Poi c’è un secondo aspetto: la convinzione che una parte molto consistente, probabilmente maggioritaria, del mondo cattolico si sia conformata alle tendenze politiche prevalenti, come se anni di annuncio della Parola, di catechesi, di insegnamento sociale della Chiesa, fino al magistero di papa Francesco, non avessero lasciato traccia. Occorre, con grande umiltà, capire le cause per rielaborare seriamente degli itinerari nuovi». Guardando all’ambito ecclesiale, la sfida è quella della corresponsabilità. «Certo – avverte il presidente del Movimento – non basta qualche convegno in più o qualche assemblea, se questi non sono un luogo reale di libertà, di dialogo, di confronto dialettico, di creatività. In questo processo ci sono ritardi e anche resistenze. Così come a volte ho l’impressione che i nuovi problemi che la Chiesa deve affrontare, ad esempio la diminuzione dei sacerdoti, siano gestiti spesso più in chiave organizzativa quando invece potrebbero essere un grande stimolo a ripensare il modo di intendere la responsabilità nella Chiesa. I laici devono sentire che il futuro della Chiesa è anche, o soprattutto, nelle loro mani. Senza dimenticare che solo attraverso uno stile davvero sinodale può essere ripensata la presenza dei giovani e delle donne nella vita della Chiesa. Uno stile “permanente”, come insiste a dire il Papa».

Poi c’è l’urgenza dell’impegno socio-politico. Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, ha spronato più volte i cattolici italiani a tornare a incidere sulla polis e a spendersi per il bene comune. «Il Meic condivide le preoccupazioni e l’invito di Bassetti – chiarisce Beppe Elia -. Da un lato, c’è la convinzione che nessun partito oggi riesce a dare risposte adeguate alle esigenze dei cittadini e alle sfide della mondializzazione; dall’altro, va ribadito che i laici cattolici hanno un patrimonio di pensiero e una capacità progettuale da mettere al servizio del Paese. Comunque penso che prima ancora sia essenziale ricostruire una trama di esperienze, di incontri, di percorsi formativi, orientati a rileggere il Vangelo dentro le complessità di questo tempo, con uno sguardo al contempo critico e propositivo. Devono farlo le associazioni ecclesiali. Insomma, occorre generare una cultura politica diffusa senza la quale non saremo sale della terra. E per realizzare questo non basta aggiornare culture e organizzazioni che erano state vincenti nel passato. Il cantiere del futuro richiede molto più coraggio».

L’INIZIATIVA Le giornate di dialogo a Camaldoli nel segno di Concilio e Costituzione

«In questo momento difficile occorrerebbe da parte dei cattolici un impegno simile a quello del secondo dopoguerra quando riuscirono insperatamente a costruire la democrazia». L’invito è giunto da Ugo De Siervo, presidente emerito della Consulta, durante la Settimana teologica del Meic che si è svolta a Camaldoli nei giorni scorsi. Il costituzionalista ha dialogato con lo storico dell’Università di Chieti-Pescara, Enrico Galavotti, e la storica dell’Università di Torino, Marta Margotti, nella tavola rotonda sul tema “Costituzione, Concilio, Contestazione”. Fra i relatori della Settimana anche Rosy Bindi, ex ministro e parlamentare di area cattolico-democratica, che ha parlato di «crisi profonda della nostra vita democratica» e ha sollecitato a «reagire creando nuove forme di partecipazione e soprattutto puntando su quella che qualcuno chiama “democrazia deliberativa”, una democrazia che sceglie, che decide ma che lo fa attraverso filtri e percorsi di vera partecipazione». Da Filippo Pizzolato, docente di diritto pubblico all’Università di Padova, il richiamo a guardare alla Costituzione che può «essere ancora la fonte a cui attingere per interrogarci sul futuro della democrazia».

GIACOMO GAMBASSI – Avvenire, 30 agosto 2018

 

Scarica qui il documento finale della settimana.

Documento finale Meic

Lunedì 9 aprile u.s. si è svolto presso il Polo Teologico di via XX Settembre a Torino l’incontro sul diaconato femminile organizzato dal gruppo Acquaviva in collaborazione con la Facoltà Teologica ed i Diaconi della diocesi di Torino. La riflessione, moderata dai prof. Monica Quirico e Carlo Pertusati è stata tenuta da Serena Noceti, vicepresidente dell’Associazione Teologi Italiani.

Ascolta qui la registrazione dell’incontro.

Nella diocesi ambrosiana si sono recentemente svolti incontri zonali sulla sinodalità, proposti dal Vicariato per la formazione del clero; al mattino per preti e diaconi, alla sera per i laici (in particolare i componenti dei consigli parrocchiali), alla presenza dell’Arcivescovo Mario Delpini.
Tra  gli interventi segnaliamo quelli di Stella Morra, don Roberto Repole, don Sandro Giraudo, mons. Gualtiero Sigismondi, don Francesco Scanziani, don Dario Vitali, fra Luca Fallica,  Valentina Soncini, mons. Paolo Martinelli.
Riteniamo possano contenere importanti spunti per la nostra riflessione.
Potete rivedere qui la playlist dei video delle relazioni.
Qui potete trovare tutta la documentazione.