Essere cristiani nel mondo (traccia di lavoro B)
Diagnosi. La definizione della società contemporanea in termini di liquida da parte del sociologo Zygmunt Bauman fa da sfondo a molte delle considerazioni sulla condizione del laico sia nella Chiesa che nel mondo: l’identità del laico cristiano sembra diventare sempre più sfuggente e precaria, anche se per motivi quasi opposti.
La Chiesa sembra infatti assumere un forte posizione identitaria, accentuando però gli elementi di
compattezza e di autorità quasi solo a livello di dottrina e di dottrina morale di fatto espone il credente
alle sue sole forze nel tentativo di tradurre la fede nel vissuto della condizione quotidiana.
Di converso, le tendenze di pensiero e di vita diffuse non possono non influire anche sulla vita del credente, per quanto egli voglia assumere una posizione critica, anche se sempre più costretta nei limiti dell’individualità per l’affievolirsi di una ricerca comunitaria reale e condivisa.
Chiesa e mondo ritornano a relazionarsi polarmente. Le prospettive del Vaticano II -la Chiesa nel mondo contemporaneo- sono state abbandonate, quasi che la Chiesa voglia uscirne per ridefinire se stessa. Per il laico questo indirizzo ha l’effetto di costringerlo ad una condizione dilaniata con conseguente divaricazione: credenti critici o credenti acritici. Nel primo caso si è risospinti ai margini della Chiesa, perché in assenza di luoghi di ricerca e di dibattito l’aspetto critico è avvertito come inaffidabile e pericoloso; nel secondo si è ben installati all’interno ma si evitano le domande e le questioni poste dalla vita, affidandosi a soluzioni nette e preconfezionate.
Dalle relazioni di sintesi del percorso di riflessione dei gruppi emerge un forte desiderio di dialogo che non trova però la possibilità di esprimersi perché non è pratica corrente nella vita della Chiesa. Ciò che il Vaticano II aveva detto del laicato sembra arretrare nel passato di un’acquisizione teologica senza corso nella vita recente e attuale della Chiesa. Nell’opinione pubblica e spesso anche nella pratica ecclesiale la Chiesa ritorna ad essere la sola gerarchia. E se questa è molto più presente nella vita pubblica, senza deleghe e mediazioni, non ne consegue una maggior comunicazione anche nello stesso popolo credente.
«È comunque sotto gli occhi di tutti che, a 40 anni da quei momenti, oggi, anche limitando lo sguardo all’accoglienza delle indicazioni del Concilio per quanto riguarda il laicato, il bilancio appare non solo modesto ma sostanzialmente scoraggiante: i consigli pastorali, a livello sia parrocchiale che diocesano, hanno per lo più solo un ruolo formale di ricezione di decisioni prese altrove. In Italia, ma anche all’estero, l’idea di istituire una sorta di consiglio pastorale a livello nazionale, inizialmente avanzata, è quasi subito abortita. Nell’assunzione delle sue decisioni e nella formulazione dei suoi pronunciamenti in campo etico o politico, l’episcopato non sembra avvalersi di laici credenti esperti nelle materie coinvolte, se non in forma quasi clandestina e facendo ricorso solo a pochi interlocutori, che sembrano essere stati accuratamente pre-selezionati in base alla certezza di un loro previo consenso sulle linee già da questo assunte.
Prospettive. Se la diagnosi precedente è in qualche modo corretta e attendibile, è quasi necessaria una nuova partenza, in grado di far tesoro delle stesse motivazioni che hanno portato alla situazione attuale -da parte dei pastori e dei laici. Uno studio sulla situazione reale del laicato è indispensabile, anche perché la complessità sociale ha creato un contesto nuovo rispetto ai parametri usati nella fase conciliare.
La nuova qualificazione del credente laico dovrebbe assumere alcuni obiettivi.
Il punto di partenza è la necessità di elaborare una vera e propria spiritualità laicale. Le fonti sono quelle di sempre -la Scrittura, la liturgia, il magistero, la storia della santità- ma la vocazione universale alla santità deve essere declinata attraverso una ricerca comune che sappia trovare le forme di testimonianza adatte al contesto e alle sue sfide.
L’indole secolare della vita cristiana del laico deve esprimersi in particolare nell’assunzione di specifiche responsabilità da esercitare nella vita sociale, culturale e politica. In questo contesto si deve anche esplorare il legittimo spazio di autonomia che spetta al laico in nome della sua partecipazione al sacerdozio universale e alla sua specifica vocazione. Si tratterà di appropriarsi di uno stile indispensabile quanto disatteso per affrontare l’incarnazione del Vangelo e la complessità del mondo: accoglienza, ascolto, dialogo, nella Chiesa e ovunque, soprattutto nelle situazioni di marginalità sociale e ecclesiale che sono in via di rapido aumento.
Si tratta di individuare stili di vita coerenti, nella quotidianità delle situazioni familiari, professionali,
comunitarie e politiche. Gli ambiti di vita scelti dalla Chiesa italiana nel recente convegno di Verona nel 2006 sono un’opportunità solo se includeranno la competenza e la responsabilità dei laici. Concretezza e coerenza permetteranno di comprendere come possa e debba essere la testimonianza cristiana nel mondo contemporaneo.
Contemporaneamente sono da ricercarsi comportamenti attivi e responsabili nell’ambito delle comunità ecclesiali, a tutti i livelli: parrocchiali, diocesani, nazionali. È da superare il modello che concepisce la partecipazione in termini di “volontariato” entusiastico quanto improvvisato e volatile o di ben delimitati apporti ministeriali (ad es. ministri della comunione), e, in particolare, non è più dilazionabile una riflessione articolata sul ruolo della donna nella Chiesa, oltre gli schemi in atto di mera supplenza nelle attività pastorali.
È l’insieme di queste prospettive che permette ai laici credenti di saldare la loro vita di fede con la loro vita nel mondo e nella Chiesa. Questa promozione è necessaria per evitare la crescita dell’indifferenza come esito finale in una parte cospicua degli stessi credenti.
Da un punto di vista concreto e operativo si dovrà studiare in modo preciso e accurato la presenza e la partecipazione laicale oggi nella vita della Chiesa a tutti i livelli, con il superamento di schemi preconfezionati (ad es. non solo la famiglia ma anche i single…), individuando gli spazi e i modi per aprire ricerca, confronto e dibattito all’interno della Chiesa, con l’intento che non sia un’operazione meramente teorica.
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