Ricercare le parole per dire Dio nel nostro tempo
Che la comunicazione della “ buona notizia” dell’amore di Dio per l’umanità e delle promesse di salvezza per gli uomini che ne derivano, faccia oggi problema è una realtà che tutti sperimentiamo se non altro perché ci interrogano la drastica caduta a cui assistiamo della pratica religiosa nella popolazione e la difficoltà che un po’ tutti spesso sperimentiamo nel “dire Dio” efficacemente con quanti condividono con noi le nostre quotidianità di vita.
Il tema della comunicazione della fede è per questo certamente un tema di grande attualità, oggi più che mai, per la vita della Chiesa. Anche se l’idea corrente resta che trasmettere la fede è un compito che riguarda specificamente, di fatto esclusivamente, la Gerarchia ecclesiastica, il Concilio Vaticano II, mentre ha riaffermato come fondamentale il ruolo di questa in tema di comunicazione della fede, ha però anche affermato che “annunciare Cristo con la parola è compito che compete anche ai laici (Apostolicam Actuositatem, n.6).
Anche per questo riflettere sul tema della comunicazione della fede può essere un buon modo per avviare una rivisitazione critica del ruolo dei laici nella Chiesa e per fronteggiare le sfide a cui, come laici credenti, dobbiamo oggi rispondere.
Le domande che seguono hanno solo lo scopo di stimolare la riflessione, non certo quella di fissare degli indirizzi o di porre dei limiti a questa.
1) In quanto laici abbiamo qualcosa di specifico da dire all’interno della comunità ecclesiale per una migliore messa a punto dei modi con cui comunicare la fede?Se sì, perchè? E quali sono gli apporti che la comunità dovrebbe attendersi da noi?
2) Il nostro tempo è caratterizzato dall’impatto, continuamente crescente e sempre più invasivo, di tutta una serie di nuovi saperi, nuove culture, nuovi stili di vita, che stando cambiando profondamente, a livello individuale ed a livello collettivo, i modi di percepirsi, di pensare, di atteggiarsi delle persone, e ciò anche a livello popolare, cambiamenti questi che influenzano profondamente anche il loro approccio ai temi religiosi, a livello sia di contenuti che di linguaggio comunicativo.
Senza pretesa di essere esaustivi, ma solo per stimolare la riflessione, richiamiamo alcune di queste “novità” che ci sembrano particolarmente incisive e potenzialmente generatrici di crisi per i modi tradizionali di articolare i discorsi religiosi:
- la nuova visione evolutiva del cosmo e della sua storia, e dell’uomo in particolare, che ci vengono dall’attuale travolgente sviluppo delle scienze fisiche ed astronomiche;
- la nuova percezione che l’omo ha di sé per effetto degli sviluppi recenti delle scienze mediche e psicologiche e dell’avvento di nuove filosofie e di nuovi approcci etici da queste indotti;
- le attuali acquisizioni della critica scientifica dei testi sacri e la “smitizzazione” a cui questi vengono così sottoposti;
- la diffusione delle conoscenze sulle deficienze che nella storia, accanto alle testimonianze positive, hanno segnato il comportamento dei cristiani e della Chiesa;
- la diffusione delle conoscenze sulle altre religioni e sulla tuttora mancata realizzazione della vittoria finale del cristianesimo su di queste;
il modo con cui la religione affronta il tema del male, del dolore innocente e della morte, realtà che mettono in questione l’idea stessa di un Dio onnipotente e buono, e l’impossibilità per l’uomo di oggi di giustificare il male e la morte come punizione perenne per un “peccato originale” commesso all’origine dei tempi.
Tra queste “novità” quali (o quali altre) sono da ritenersi maggiormente incidenti nel determinare la crisi dei modi tradizionali di annunciare la fede? E ciò per quali ragioni? E quali aggiornamenti sarebbero da introdurre nell’annuncio per fare fronte efficacemente al loro impatto?
3) La persona e l’insegnamento di Gesù, che sono centrali per il cristianesimo e che tuttora affascinano ed interrogano gli uomini, quale posto dovrebbero avere in un annuncio di fede rivolto agli uomini di un’epoca “post-cristiana” come la nostra? Quali sarebbero i tratti della testimonianza di vita e dell’insegnamento di Gesù che sarebbero da valorizzare in modo particolare per una efficace comunicazione della nostra fede nel tempo presente?
La testimonianza è la misericordia.
Il provare a portare un sollievo alla sofferenza.
Cristo -di suo- avrebbe scansato il calice amaro.
Noi -Cristiani- anziché contestare che il dolore sia nel mondo, proviamo a mostrare di sapere portare amore, compassione.
Consiglio a coloro che si interessano della sofferenza mentale di leggere il seguente sito web:
http://www.psicoingegneria.it/
C’è molto materiale per aiutare persone che abbiano sofferenza mentale.
Salute e felicità,
L