Con Elia all’Oreb
0. Nel cammino che stiamo intraprendendo, è opportuno e forse necessario lasciarsi guidare da un’icona biblica, che non solo ci confermi nella ricerca ma l’arricchisca di spunti innovativi, innanzitutto per noi stessi. La scheda vuol essere una guida essenziale a rileggere in questa occasione alcuni momenti della vicenda di Elia profeta (1 Re 17 – 2 Re 1).
1. Per il Regno del Nord (Samaria, Galilea) l’epoca è fiorente: sviluppo economico crescente, buone relazioni internazionali, potere politico solido. Ne è emblema la coppia regale di Acab e Gezabele che dominano da signori tempi e territori.
2. I rapporti con i popoli vicini e il fascino dei loro modelli religiosi, politici e culturali inducono Israele ad abbandonare modi di vita sentiti desueti perché improntati a tradizioni antiche ormai destituite di valore. La fede dei padri, quella del tempo del deserto, sembra lontana e inattuale.
3. In questa cornice di espansione economica e politica e di rottura con la tradizione religiosa compare e opera Elia il Tisbita, della cui vicenda mettiamo in luce solo alcuni tratti. Di fronte ad un profetismo cultuale ed estatico a servizio delle divinità ctoniche e del potere egli rappresenta una nuova figura di profetismo a servizio del Dio vivente dell’alleanza.
4. L’attività di Elia contro i Baal scatena la persecuzione di Gezabele. Il profeta deve fuggire non solo per trovare riparo ma anche per farsi una ragione di quanto sta avvenendo: coma mai il profeta si trova solo, in mezzo ad un popolo che ha dimenticato fede e tradizione? Perché il potere è così insolente? Sarà mai possibile venire a capo di questa situazione?
5. Nel cammino verso l’Oreb, il luogo della rivelazione di YHWH, Elia misura tutta la propria pochezza: non si sente migliore dei padri, constata il fallimento incombente, la disperazione arresta il suo cammino. Solo un pane misterioso gli consente di attraversare il deserto.
6. Il luogo di Dio è lontano ma raggiungibile. Ma come intendere Dio? Come riconoscerne voce e presenza? I segni di un tempo, pur clamorosi, vanno a vuoto: vento, terremoto, fuoco non sono più la traccia di Dio.
7. Elia avverte la presenza sfuggente di Dio nel mormorio di una brezza leggera. Dio parla in altro modo, ma non manca di parlare e il profeta deve imparare un’altra lingua. Nell’apprenderla trova conferma alla missione ricevuta.
8. Anche i profeti, in alcune occasioni, sono ciechi. Elia in fuga si credeva solo, “solo a presidiare la fortezza” della fede. Dio però gli rivela che ci sono ben settemila fedeli! Da eroe solitario diventa guida di un popolo rimasto fedele, di cui non conosceva l’esistenza.
9. La storia di Elia ha per noi un tratto inquietante. La persecuzione che lo colpisce è scatenata dalla sua vittoria al Carmelo che ha travolto nel sangue i profeti di Baal…
10. Elia è il primo e il più grande dei profeti in Israele. Scomparso su un cocchio di fuoco, se ne attende la venuta. Compare con Mosè sul monte della Trasfigurazione. Gesù lo identifica con Giovanni il Battista. È l’essenza del profetismo – anche nel e per il popolo profetico di Dio che è la Chiesa.
In realtà la fuga di Elia dice la fuga della responsabilità per cui Dio non gli può più parlare.Dal silenzio di Dio Elia comprende :viene rimosso da Dio perchè ha mostrato un volto feroce di Dio. In fatti in nome di Dio ha sgozzato più di 400 profeti. Deve cedere le funzioni profetiche a Eliseo e completare il servizio affidatogli.In altr parole il silenzio di dio parla senza parlare. Infatti Elia capisce molto bene e si ravvede.